LABELS

ALTROVE (766) UN ALTRO GIORNO (253) QUI E ORA (106) NOTE (8)

domenica 31 gennaio 2016

piccoli ignoranti

A quello che comprendo da questa bella inchiesta (l'ennesima) del programma di Iacona, l'Italia è totalmente inadempiente ai dettami di Comunita Europea e Organizzazione Mondiale della Sanità in materia di educazione affettivo-sessuale nelle scuole. Ripeto: totalmente inadempiente.
Confesso di essere caduto dal pero. Giuro che non ritenevo fosse possibile. Le fobie del cattolicesimo estremista di alcuni apparati vaticani patologicamente ossessionati dal delirio delle teorie gender e la pressione che essi continuano inspiegabilmente a esercitare su politica e media nostrani comportano cioè che noi non possiamo educare i bambini italiani ai principi di parità di genere e rispetto degli stessi e di conseguenza alla repulsione di violenza, bullismo e omofobia. Un delirio oscurantista medievale che ormai sembra strabordare completamente in settori vitali della nostra vita sociale come sedi legislative e luoghi di educazione. Una tara vergognosa al nostro livello culturale.
Che comincia a starmi sul cazzo oltre misura.

sabato 30 gennaio 2016

davvero: sono favorevole al Family Day

sono favorevole al Family Day. E lo sono davvero.
Penso che il problema della povertà infantile ai livelli raggiunti in Italia sia una cosa che semplicemente intacchi il nostro status di "paese civile". E' la nostra Costituzione che dice che chiunque dovrebbe essere al riparo dalla miseria lezza, figuriamoci i bambini, i figli dei nuovi poveri. C'è il problema che ormai è un lusso sposarsi e metter su casa: le giovani coppie dell'era del precariato non ottengono mutui, ma il più delle volte (e più banalmente) i soldi per pagare una casa semplicemente non ce l'hanno e chissà se e quando ce l'avranno. E allora si vive con i propri genitori e ci si ama a distanza, ognuno a casa sua.
Pure la cosa più naturale del mondo, quella che neppure le guerre e le carestie hanno mai fermato, ovvero la nascita di nuove creature, di nuovi bambini, di quei nuovi italiani di cui l'Italia ha disperatamente bisogno, è diventata un privilegio extra-luxury. Dai, come si fa? La maggior parte delle famiglie non riesce a imbucare il bambino al nido, dovendo ricorrere ai salatissimi istituti privati, il lavoro è a rischio perchè la donna in gravidanza in Italia è tutelata più o meno come le nutrie arrivate dall'Argentina. E il caro vecchio (il più delle volte semplicemente sibilato) "se rimani incinta ti levi dai coglioni" è un'opzione ancora gettonatissima.
E poi c'è quell'odioso fenomeno che in Italia registra cifre da guerra civile: il femminicidio, la violenza tra le mura domestiche. Delle leggi che non sembrano attrezzate abbastanza per fronteggiarlo, e la carenza cronica di strutture che accolgano donne e bambini vittime di questo obbrobrio, e soprattutto una cultura, una mentalità che si fa poco e niente per cambiare.
E vogliamo parlare della scuola? Chi vuole allevare somari ignoranti, fuori dai giochi già in partenza perchè un figlio a scuola è una spesa allucinante già nel periodo dell'obbligo, figuriamoci dopo. E potrei continuare fino a domattina.
Ecco perchè sono felice che oggi ci si riunisca ai Fori Imperiali a difesa delle istanze della famiglia. Perchè è per questo che oggi si tiene il Family Day. No?
ps: perfetta la scelta del Circo Massimo come location: perchè tra troioni professionisti, cocainomani all'ultimo stadio, sposati e divorziati e risposati e ri-divorziati, prelati birichini che nascondono la pedofilia sotto il tappeto come fosse polvere, pretini puntualmente presi in castagna con arsenali di pedopornografia e perversioni di ogni risma nel pc o beccati in flagranza in festini gay-sadomaso, spesso con marchettari minorenni, clienti fissi delle trans d'alto bordo, puttanieri compulsivi, maritini fedeli delle accalorate della famiglia tradizionale che trafficano con zoccole ultra-minorenni e vengono amorosamente riaccolti in casa, adepti passati e venturi del puttaniere corrotto ricattato sputtanato più famoso del pianeta, e frocioni in area Comunione e Liberazione che da anni cercano di rifilarci sta patacca del "convivente", be: se non è il Massimo del Circo questo...

mercoledì 27 gennaio 2016

Ornella la morigerata

e perciò la signora Vanoni ci cala, dall'alto di non ho capito bene quale pulpito (un tantino traballante temo, visto l'etilometro), un amorevole consiglio che definirei quasi materno ma, ops, non richiesto. E cioè: conciatevi meno quando andate al Pride, e mettetevi in giacca e cravatta, perchè così facendo non vi si può proprio prendere sul serio. Amen. Pistolotto corredato con foto di tre partecipanti ad un Pride in qualche città estera, in foggia decisamente goliardica, volutamente sopra le righe (shorts e bustier).
A parte il fatto che al Pride ci si maschera, e intendo proprio maschera, come a carnevale (sarà un caso che in molte capitali coincide col Mardi Gras?), come i ragazzi che anche qui a Orbetello a martedì grasso indossano qualche obbrobrio d'abito della mamma (in genere gli unici in cui riusciamo a entrare) con le solite scarpacce da ginnastica perchè tanto un 43 con tacco 12 qui proprio non si trova (ahimè).
A parte il fatto che non ci serve as-so-lut-a-men-te di essere presi sul serio da chicchessia. A parte il fatto che non ci serve l'approvazione di anima viva, cioè non disturbatevi a stilare pagelle perchè mediamente ce le tuffiamo in culo, sei davvero convinta, tesò, che un mascherone di faccia tumefatta dal botox di una donna anzianotta sia una cosa più "decorosa" di shorts e bustier (che comunque alla fine della fiera si tolgono)? Ed è con quel raccoglitore di plastica riciclata che ti porti stampato in faccia che noi invece dovremmo prendere sul serio te? Propongo una cosa: via le paillettes e vai con le polo acqua marina, via i carri e vai con la parata di Yundhai grigio fumo, via pure "La notte Vola" della Cuccarini a vai con un più morigerato "Adagio" di Albinoni. Sai che tripudio di decoro, sai che tsunami di considerazione da parte dei puttanieri cocainomani del Family Day. Sai che palle.
E invece concludo dando io a te, Vanoni darling, un modestissimo e altrettanto non richiesto suggerimento: ma di posare il fiasco dici di no?

martedì 26 gennaio 2016

pop(pe) art

sentire un esponente del PD definire le cabine che coprono le statue di nudo al Campidoglio in occasione della visita del presidente iraniano "un giusto segnale di accoglienza" è una cosa che mi fa venire voglia di vomitare. E sentire un rappresentane della Lega che dice che va benissimo e che questa è una cosa totalmente diversa da quella lallera sui presepi che ha spinto il pagliaccio Salvini, già ragionevolmente repellente in abiti borghesi, a mascherarsi pure da Re Magio, mi fa venire voglia di vomitare. A spruzzo.
Noi a chi rappresenta un paese dove i diritti umani sono considerati cacca di capra il messaggio che ci sentiamo di dare è: hai ragione, vieni pure, i capolavori dei nostri grandi artisti sono pornografia, te li nascondiamo, e tu in cambio sarai così carino da cagare quella decina di miliardi in (ipotetici) contratti. La nostra classe politica ormai è una leggenda di portata planetaria.

venerdì 22 gennaio 2016

la banda del parrucchino

Non solo la raccapricciante Sarah Palin ha recentemente espresso il proprio incondizionato amore e sostegno a Donald Trump, il magnate col parrucchino fluorescente che intende candidarsi alla presidenza degli USA al confronto del quale possiamo con orgoglio affermare che la nostra classe politica sembra l'Accademia Reale Svedese, ma ultimamente anche il seguente conclave di luminari: Hulk Logan (uno di quei simpatici saltimbanchi con le mutande di lurex che fingono di darsele), Lou Ferrigno (e siamo già a due Hulk), Mike Tyson, la star del country Poretta Lynn (vabbè), quel gran bottino di Tia Tequila e l'ex star del basket Dennis Rodman (che a scanso di equivoci è quel fenomeno nella foto) che perciò, con uno dei balzi che lo hanno reso leggendario, zompa dalle orgette bi e tri sex con Madonna all'accaloramento per l'ultra-conservatore parruccato.
Pensavo potesse consolarvi, alla viglilia del solito Family Day, il dato drammaticamente inconfutabile che c'è chi sta messo pure peggio di noi.

giovedì 21 gennaio 2016

la Franca verità

se è vero che dalle sue versioni si ha un po' l'impressione che ogni volta che ci fosse un casino lui putacaso passava di lì, è anche vero che quella grandissima zoccola saccente bugiarda e calunniatrice che ha portato per bocca quanto ha voluto il sistema giudiziario di questo paese nel suo, che è quello di O.J. Simpson per intenderci, e quell'attopato morto di sonno che le trotterellava dietro ne sono completamente usciti, e anzi dopo libri, tv, e luci della ribalta si apprestano anche a battere cassa per il torto subito, mentre l'aitante Rudy trascorre i suoi anni più belli in carcere per aver commesso un reato in concorso con Babbo Natale e Minnie.
Bella puntata di Storie Maledette. Brava Franca Leosini, anche se il giorno che si deciderà a dire "denunciare" anziche "denunziare" sarà sempre troppo tardi.
ps: dove sono i soloni della rivolta fiscale anti-canone quando la Rai sfodera programmi di tale eccellenza? Tutto tace. Forse guardavano Italia Uno.


mercoledì 20 gennaio 2016

gli amici finocchi di Sarri

Caro Sarri o come cazzo ti chiami: noi ci saremmo sfracassati la fava dei cavernicoli ignoranti della tua merdossissima tacca che prima cagano fuori dal vaso e poi codardamente ringambano (che uomo..) e se ne vengono fuori con la solita vomitevole lallera del "ho amici gay".
Se veramente avessi amici gay sapresti benissimo che quel repertorio di termini da filmaccio di esima categoria con Alvaro Vitali sono molto
offensivi. E che ci sono ragazzini che si suicidano perchè in certi ambienti merdosi è considerata la cosa più normale del mondo usarli, con luminari della tua risma a dare l'esempio. Sono desolato ma ti assicuro che non sarà certo la scusa del cameratismo farlocco da spogliatoio a sdoganarceli, non saranno le pacche sulle spalle da confraternita di frocioni repressi che quando va bene vanno a farsi inchiappettare dalle trans a convincerci che sono innoqui.
Fai una cosina: frocia chiamaci quel gran troione di tua sorella. Io ho tante amiche sorelle. Ti assicuro che sono comprensivissime.

domenica 17 gennaio 2016

(merdaccia di) father and son

ieri sera, dopo le solite due ore di Law & Order d'ordinanza, facendo un attimo di zapping sono incappato, a C'è Posta per Te, nella storia della mamma ed il figlio adolescente che hanno batacchiato fuori casa un uomo che andando per eufemismi definirei uno scarto dell'umanità. Che trattava la moglie e madre dei suoi due figli come una servetta, e che ha vessato, offeso e umiliato il figlio sino ad augurargli la morte con un sms il giorno che l'intero clan familiare (che aveva appreso e accettato la cosa con grande serenità) lo aveva convocato per dirgli che suo figlio era gay, su precisa richiesta dello stesso ragazzo. 
 Bene: io spero che quel ragazzo tenga duro e lasci fuori dalla sua vita quella latrina d'uomo per sempre, quel miserabile alfiere di una mentalità sessista, misogina e omofoba che se sparisse dalla faccia della terra domattina sarebbe sempre un giorno troppo tardi e di cui questo mondo non avverte davvero più la necessità. 
E non ve ne venite col solito "è sempre suo padre": è sempre suo padre stronzo. Niente di indispensabile. Fuori dai coglioni. Delle offese, delle mortificazioni, delle umiliazioni che a quell'età rimangono scalfite nell'animo, che ti marcano il cuore, che secoli di farneticante "redenzione" per il quale la merdaccia ha inscenato una vera e propria patetica cantilenosa supplica, potrebbero mai cancellare. 
E lo dico anche ai giovanissimi gay che vivono la stessa situazione: fatelo fuori, mandatelo a cagare, fate questa bella e liberatoria pulizia nella vostra vita. Penso anch'io che la figura paterna sia un punto di riferimento importante e in qualche modo indispensabile. Ma uno che arriva a provare sentimenti così repulsivi, così bassi, così schifosi nei confronti del figlio (e sono tanti!) non è un padre: è un ostacolo vischioso e maleodorante sulla strada di una vita che già probabilmente sarà duretta di suo, senza che la sovrappopoliamo di monnezza umana non necessaria. 
 ps: la femminilità di Maria de Filippi abbarbicata sul tacco 18 mi stravolge. Al confronto io travestito a martedì grasso sono Josephine Baker


giovedì 14 gennaio 2016

l'indirizzo ce l'ho, rintracciarti non è un problema..

mi sfugge il motivo dello scandalo sul fatto che il sito Gay.it pubblichi nomi e indirizzi mail dei senatori "malpancisti" che minacciano di far impantanare la legge sulle unioni civili così come contemplata nella Cirinnà-trallallerotrallallà, già una mezza chiavica indecorosa di capolavoro di ipocrisia (dal governo Renzi? Toh, ma dai..), per la questione delle step-child adoption.
Termini come "squadrismo" e il solito Mentana col rimbrotto coi toni da maestro di quarta elementare delle grandi occasioni.
E cos'è, sti stronzi si vergognano? Non è per caso giusto che noi sappiamo chi di questi trogloditi integralisti minaccia di far saltare una situazione che ci vede mostruosamente indietro rispetto a tutto, e dico tutto il mondo civile?
E come funziona: noi dobbiamo solo stipendiarli (e poi come stipendiarli) senza poter sapere chi di coloro che dovrebbe rappresentarci (perchè ho una notizia per te, Enrico Mentana, siamo cittadini anche noi) si preoccupa di nuovo e tanto per cambiare di baciare il culo a quell'adorabile conclave di trafficoni vaticani e non di tutelarci? Dovremmo sdoganargli pure la chetichella, oltre al ritardo e le argomentazioni da Salvation Army?
Complimenti agli amici di Gay.it. Avanti così. Con la loro iniziativa noi abbiamo finalmente l'opportunità di contattare "chi ci rappresenta" e chiedere lumi. No?
PS: e al solito Salvini che continua a scorreggiare l'ammorbante rigmarola che "in Italia ci sono altri problemi", si tesò: ci sono. Tipo quanto ci costa stipendiare un assenteista vagabondo congenito che passa più tempo in sala trucco negli studi tv che nei luoghi per cui noi lo paghiamo per essere.
Grossi altri problemi, in effetti.

lunedì 11 gennaio 2016

quest'uomo ha cambiato la mia vita.


E non per modo di dire. Quest'uomo ha realmente cambiato la mia vita.
Innanzitutto catapultandomi ancora praticamente bambino nel mondo della musica pop internazionale, della dimestichezza con la quale avrei poi fatto una professione. Per lustri. 
Mi ha spinto ad imparare una lingua in modo assolutamente autodidatta (se aspettavo la scuola stavo fresco) per il folle desiderio di comprendere ogni parola, ogni sfumatura delle sue canzoni.
Mi ha fatto decidere di visitare Londra, la città che ai miei occhi di giovanissimo fan era praticamente solo la città di David Bowie, esperienza che mise totalmente a soqquadro la mia personalità ancor prima che la mia esistenza.
Mi ha fatto scoprire il mondo delle arti visive, la teatralità, l'espressione corporea attraverso il suo amore per Linday Kemp che, zainetto in spalla, andai a vedere a Roma nel suo magnifico "Flowers" già a 16 anni, o il genio visionario di Andy Warhol e della sua pittoresca combriccola, specie il Paul Morrissey dei film, vaccinandomi indelebilmente ai Bud Spencer & Terence Hill o ai Tomas Milian che a quei tempi furoreggiavano tra i miei coetanei (e già era andata di lusso se non era Alvaro Vitali).
E soprattutto mi ha suggerito la risposta alla noiosissima domanda che da pre-adolescente già mi sentivo porre con zelante insistenza: "sei gay? Sei questo? Sei quello?", in genere con una terminologia assai meno gentile.
Sono quello che cazzo mi pare senza che debba prendermi il disturbo di darti spiegazioni.
Con una forza, una decisione, una risolutezza che ancora oggi mi stupisco di aver avuto.
Perciò si, quest'uomo ha cambiato la mia vita.
Non a caso solo pochi giorni fa, in occasione del suo compleanno, avevo pubblicato una sua foto dallo schedario dell'FBI in occasione di un arresto per droga nel 76 sottolineando come Bowie riuscisse ad apparire fantastico anche in momenti non esattamente glamour.
E fantastico è il termine pertinente. Non un'iperbole.
Era come se un'aura surreale, siderale, distante, eterea lo circondasse. Sempre.
E furono delle immagini a farmelo scoprire. Su una rivista di mia sorella.
E fu shock. E amore a prima vista (va da se che a quel punto mi sarebbe piaciuta qualsiasi cagata avesse cantato o suonato. Puro culo perciò che invece ci abbia trovato l'artista che aveva appena partorito capolavori come "Hunky dory" o "The Rise and Fall of Ziggy Stardust"). Credo che oggi, nel 2016, sia difficile da immaginare cosa potesse significare trovarsi davanti agli occhi delle immagini di Bowie, tipo nel 74. Fino a una manciata di anni prima era bastato il patetico caschetto dei Beatles (e dello stesso Bowie non ancora Bowie) a mettere in subbuglio il mondo intero.
E per giunta io non ero un glamour-dandy che si sollazzava tra un drink e l'altro a King's Road.
Io ero un ragazzino che aveva appena terminato la quinta elementare in un piccolo centro della Maremma.
Considera che stiamo parlando di un mondo, quello del rock, che terribilmente omofobo e sessista lo è tutt'oggi. E che allora era anche incatenato all'ammorbante clichè del virtuosismo, dell'assolo di chitarra, di chi fosse il più grande tastierista del mondo, di Palmer che aveva o non aveva esitato un nano-secondo nell'ennesimo pallosissimo assolo di batteria, etc. 
A Bowie va attribuito l'incommensurabile merito di aver spazzato via in un solo istante anni di sta merda logorroica, cosa di cui il punk gli sarebbe stato decisamente riconoscente. 
Lui invece non era neppure un grande strumentista, per sua stessa ammissione. Si definiva una mezza pippa in tutti e tre gli strumenti che suonava abitualmente, a partire dal sax.
Era un cantante dalle mille sfumature ma allo stesso con una demarcazione così nitida, così specifica da finire impressa nella storia della musica moderna. Ma diciamocelo, vocalmente non era Elton John o Paul Mc Cartney. 
Era invece un genio assoluto: innovatore, manipolatore, ingestibile, imprevedibile e non catalogabile, solo per caso finito al servizio di un'arte reputata "minore".
Mi faceva incazzare. Non facevi in tempo ad innamorarti di un disco, di un tipo di sonorità, di uno stile, di un'identità musicale, che ne arrivava uno nuovo che sembrava fatto da qualcun altro.
Se solo avesse insistito un po' di più sulle atmosfere di Ziggy Stardust o Aladdin Sane, oggi la contabilità sarebbe persino più generosa dei 140 milioni di dischi venduti nel mondo. 
Se avesse dato un seguito all'elegantissimo soul-pop sfacciatamente America-friendly di "Let's Dance" forse non sarebbe proprio questo album il suo best seller assoluto.
Macchè: non facevi in tempo a lasciarti ipnotizzare da Lady Grinning Soul o dalla seduzione scanzonata di Sorrow che ti pioveva tra capo e collo il soul extra-lusso di Young Americans: dagli  Spiders al fior fiore dei turnisti del  Philly Sound. Saltino niente male. Ma nonostante tutto tu capitolavi, e mentre avevi ancora nelle orecchie la sensualità sussurrata di Can You Hear Me e godevi come un pazzo, ti pioveva addosso Low, un album che impiegai mesi 
solo a capire che cazzo era. 
Confesso che non fossi esattamente un entusiasta dei suoi ormai leggendari "Changes".
Sono timoroso dei cambiamenti per indole e avrei solo voluto avere più tempo per metabolizzare ogni suo acrobatico salto da un universo all'altro, da un'identità artistica all'altra, da un modo stesso di concepire la musica all'altro. 
Ma lui era già andato avanti. Lui era sempre già andato avanti.
Credo onestamente che Bowie con una sola copertina abbia significato per la causa gay (oggi si direbbe LGTB ma a me st'accrocchio di consonanti sta sulla fava) più di mille associazioni e movimenti, pur con tutta la riconoscenza che so di dover loro.
Noi fans sapevamo benissimo che la cosa della "bisessualità" era una stronzata.
Noi avevamo nelle orecchie la zuccherosa cantilena pro-famigliola felice  Kooks, dedicata al figlio che allora pora stella si chiamava ancora Zowie Bowie e non Duncan Jones come più sobriamente avrebbe deciso in seguito di ribattezzarsi, 
noi avevamo sottopelle le fantastiche parole d'amore per una donna scritte e cantate in molte sue canzoni. Pur con la religiosa gratitudine per veri e propri inni come Queen Bitch, John I'm Only Dancing, Rebel Rebel o l'epica Width of a circle, sapevamo perfettamente che era Ziggy Stardust il bisessuale. Ma se per questo anche l'extraterrestre. E il suicida. Mica Bowie. 
Ma c'è un'intera generazione di uomini gay che ha imparato grazie a lui a dare la risposta di cui sopra all'odiosa domanda di cui sopra. E certo che si: questo me lo ha fatto amare immensamente di più. Più di mille Drive-in saturday, che pure adoravo.
Pur con lo strazio nel cuore oggi sono felice di vedere la sua morte come prima notizia in tutti i tg e in tutti i siti del mondo, persino davanti a notizie oggettivamente di primaria importanza e con una costante: la parola leggenda.
Perchè io l'ho scoperto e amato quando internet non c'era, quando i network radiofonici non c'erano, quando MTV non c'era, quando You Tube non c'era, quando per scovare una notizia, un'informazione, una posizione in classifica avevi solo un paio di programmi specializzati nei canali radio Rai relegati a orari impossibili, che io ascoltavo comprimendomi un piccolo apparecchio sulle orecchie sotto il cuscino per non rompere i coglioni a tutta la camerata di fratelli e sorelle. 
Ogni singola immagine che specialmente oggi vedo spiattellata in ogni dove sul web mi fa dire: cazzo, avrei dato un dito per averla allora.
E diciamocelo: a quei tempi credo che fossero in molti a considerarmi quello un po' sciroccato con il diario scolastico letteralmente impestato di foto di "quello che si trucca".
Per questo il tributo che oggi il mondo intero gli sta pagando mi onora. 
Onora me.
Solo l'8 gennaio, giorno del suo sessantanovesimo compleanno, parte del grande battage per l'uscita del suo nuovo album era la notizia che a quel disco sarebbe seguito il definitivo ritiro dalle scene.
Non che noi fans della vecchia guardia gli avessimo dato troppa importanza.
Annunciare strazianti ritiri dalle scene era la cosa che David Bowie sapeva fare meglio. 
Oltre ai dischi.
E a cambiare la vita dei ragazzotti di provincia.

i miei vinili originali di Bowie, che stamattina ho sentito il desiderio di sparpagliare sul tavolo.


a tribute. No copyright infringement intended.

domenica 10 gennaio 2016

il poro Jim..

un gruppo satirico Facebook che spernacchia i tanti post-bufala xenofobo-populisti che infestano quello e altri social (e che vedo condividere entusiasticamente anche da tanti boccaloni dei miei amici) ha messo in giro questo spassoso post in cui si denunciano le malefatte di questo fantomatico Goran Hadzìc (in realtà Jim Morrison dei Doors). 
E tra i tanti imbecilli ignoranti che non si sono peritati figuriamoci se non c'era quest'altro grande statista che su Twitter ha commentato perentorio: "vergogna". 
Già. Appunto.


Lo sono.

se magistratura e adesso anche Polizia, per voce del suo capo Panza, sostengono che la legge sul reato di clandestinità non solo è inutile ma addirittura intasa e ostruisce, io istintivamente propenderei a fidarmi.
E comunque a fidarmi più di loro che dello tsunami di merda surreale e impraticabile che quotidianamente Salvini vomita sui social network e negli studi tv (cosa per cui lo paghiamo profumatamente).
A meno che Renzi e quel feticcio antiestetico di Alfano (grande statista, grande caratura) non siano dei buffoni. Lo sono?

sabato 9 gennaio 2016

we are (tradiscional) family

Giovanardi, Alfano, Adinolfi, Gasparri col sovraffollato entourage di attuali e precedenti famiglie, magari la Mussolini con quel sant'uomo di suo marito che andava a troie ma solo se rigorosamente minorenni, Formigoni col suo "convivente", qualche vecchio e attuale adepto dell'ormai cadaverico partito del vecchio pervertito e delle bagasce assatanate, e stavolta anche l'aperto sostegno della Cei, ovvero quelli che quando si tratta di prelati pedofili (cioè spessuccio) amano giocare a rimpiattino. Ecco chi capitanerà il Family Day prossimo venturo in nome della famiglia "tradizionale" (ma che tradizione è sto casino?).
E perchè tutta st'agitazione, frociucce mie belle? Per caso non c'hanno provato anche in Spagna e in Francia a trascinare in piazza centinaia di migliaia di bizzoche e timorati di Dio di ogni ordine e grado? E a che cazzo è servito? Te lo dico io: a un cazzo di niente.
Perchè temo che qualche centinaia di migliaia di integralisti di qualsivoglia credo religioso (ma in genere islamico e cattolico) non possano fermare la storia. Che ormai sta irreversibilmente andando da un'altra parte.
Sono addolorato per voi, sentinellucce care. Ma temo dovrete farvene una ragione. E pijarvela ar culo. Sai mai che vi piace pure. Visto l'andazzo..
ps: ma Povia canta?

venerdì 8 gennaio 2016

arabian nights

questa delegazione di "dirigenti del governo" (termine un po' fumoso per dire portaborse, leccaculi, miracolati, affaristi e trafficoni) va con Matteo Renzi in Arabia Saudita, paese democraticissimo e rispettoso dei diritti umani che in base ai miei sentimenti più concilianti bombarderei volentieri con le mie stesse manine. Ma si sa, là ci sono i quattrini e allora si chiude un occhio ma anche due. E si parte. Il premier con tutta la carovana cafonal appresso.
Ora: se questo quadretto non fosse già sufficientemente pittoresco di suo, una roba che al confronto Bettino Craxi era una carmelitana scalza, c'è da registrare quello che è accaduto quando sul più bello saltano fuori i Rolex, ovvero una delle punte massime dell'inutilità e burinaggine che l'umanità abbia mai raggiunto, che i paperoni mediorientali hanno amorevolmente impacchettato come cadeaux per sta delegazione di poracci. E figurati se i coattoni arraffoni (che ci rappresentano, bene non dimenticarlo neppure per un nano-secondo. Cioè, siamo rappresentati da sta feccia i cui altissimi valori morali sono avere il Rolex. Preferibilmente a scrocco, grazie) non cominciano ad agitarsi un po'. Qualcuno lo vuole assolutamente e sia mai che non ce ne siano per tutti.
Apriti cielo. Se lo vuole lui allora lo voglio pure io. E perchè lui si e io no? E si scatena la bagarre (giuro è tutto vero, è successo i primi di novembre ma la notizia di questo sudiciumaio indegno è trapelata solo adesso). Un tale casino, un tale parapiglia che la scorta di Renzi è costretta a intervenire, sequestrare tutti i Rolex per stabilire in un secondo momento e con un pò più di calma chi deve averlo.
Interpellati su questa roba da Fantozzi in gita aziendale da Palazzo Chigi hanno pure la faccia di merda di non smentire, di non provarci neppure a dire che sta roba non è vera, non può esserlo, non passa. In una nota confermano invece che si, "gli orologi sono attualmente nelle nostre disponibilità". E gli scrocconi arraffoni ancora tutti li con la bava la bocca a scodinzolare e aspettare che il capo-popolo glieli lanci come mele marce ai maiali.
Mi vergogno. Me ne voglio anda'. Ci voglio anda' io in Arabia Saudita, a trovarmi un bell'arabozzo ricco sfondato e andare finalmente in culo a questo merdaio miserabile di paese.

nove settimane e mezzo

dal '58, cioè da quando esiste la Bilboard Hot 100 (la classifica ufficiale di vendita negli USA) solo 31 volte un disco è rimasto al numero uno per oltre 10 settimane come sta succedendo a "Hello" di Adele.
A parte il piccolo particolare che secondo me c'è un bel cazzo di differenza tra l'uscire ed andare a comprare un disco, pagandolo pure caro, e fare un click pagandolo una miseria, la prima fu Debbie Boone nel 77 con You light up my life. I Boys II Men raggiunsero quel traguardo ben tre volte, mentre il record assoluto di permanenza in vetta è tutt'ora detenuto da Mariah Carey con One sweet day (16 settimane). Qualcuno se li ricorda?..
E speriamo che la stessa fine, ben stipata nel dimenticatoio della storia del pop, possa farla anche l'orripilante bornia della lamentosa divetta del pop britannico. Possibilmente presto.