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lunedì 1 aprile 2019

Instacazz

Ci provo e ci riprovo. Ma confesso che Instagram mi fa cagare. 
Foto, foto, foto, foto. 
Il fatto è che però purtroppo la maggior parte di noi non è Annie Leibovtz, non posta testimonianze fotografiche dagli angoli inesplorati della terra, né le prime immagini esclusive del pianeta rosso. E il risultato è una infinita compilation di minchiate di cui non me ne fregherebbe un cazzo nemmeno se contenessero la formula per tramutare in oro la buccia delle patate. 
Sorvolando pietosamente sull'uso un po' disinvolto (diciamo così) del termine "personaggo pubblico", l'asfissiante surmenage di spam sponsorizzati, gli "account privati" (cioè, che è quasi una concessione che ti mostrino la loro vetrinetta di inutili stronzate quotidiane), i filtrini da due lire e, ultime ma non in ordine di importanza, alcune star esclusivissime della piattaforma, del calibro di Gianluca Vacchi o la raccapricciante moglie di Bonolis. 
Se non fosse per lo sfoggio di mercanzia di alcuni notevolissimi marchettari colombiani che non so nemmeno io dove cazzo ho scovato, è da quel dì che avrei polverizzato il mio account. Con un rutto.


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