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mercoledì 10 gennaio 2018

miliardo più miliardo meno

Mettiamo subito in chiaro che io adoro miss Winfrey. La venero. Il momento in cui, preannunciando Diana Ross ospite, racconta di cosa significò per lei ragazzina del ghetto vedere per la prima volta le Supremes in televisione ce l'ho scolpito nel cuore. Ma. C'è un ma. 
Possibile, cari amici americani, che con il popo' di università che vi ritrovate, che da tempi immemori ci dite essere tra le più prestigiose del pianeta, fortissime soprattutto nella preparazione socio-politica e umanistica dei giovani americani, possibile dicevo che con questi presupposti poi per eleggere un presidente bisogna per forza andare a raspare tra divi hollywoodiani in dismessa, rampolli investiti per discendenza dinastica, congiunti stretti di ex-presidenti, possidenti mediamente avvinazzati, guru mezzi suonati della tv trash della peggio specie, o appunto megastar miliardarie dell'entertainment? Intendo, uno normale no? Eppure mi risulta che l'ultima (e unica, in tempi recenti) volta che ne avete scelto uno normale (Barak Obama) le cose non siano andate così male visto che quell'icona di stile e carisma la avete consegnata direttamente alla storia (salvo rinsavirvi un istante dopo, eleggendo un bancarottiere mezzo scemo, ignorante e predatore sessuale, con manie compulsive di elefantiasi dell'ego, ma questa è un'altra storia). 
 Io considererei un traguardo epico l'elezione a presidente di una donna di colore. Ma così, per pura precauzione di discontinuità, visto l'andazzo, una un po meno miliardaria non ne abbiamo?


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