LABELS

ALTROVE (766) UN ALTRO GIORNO (253) QUI E ORA (106) NOTE (8)

venerdì 11 gennaio 2019

all'ombra delle ultime sòle..

per una banalissima questione di gusti personali non sono mai stato un fan di Fabrizio De Andrè. Più in generale non ho mai amato il cantautorato storico del nostro panorama musicale. Un concetto di fare musica sideralmente distante dalle mie sensibilità. 
 Ovvio che abbia amato molto alcune canzoni, ovvio che per esigenze professionali (ma anche solo per quello che per me è sempre stato l'immenso piacere di conoscere, scoprire, analizzare anche le cose che non toccano le mie corde) li abbia tenuti in considerazione. Ovvio che sia perfettamente consapevole che tra le pagine di quel tipo di discografia si annidino dei puri e semplici capolavori. Solo che, tipo, non mi è mai venuto di buttare sul piatto un disco di quello specifico mondo così, per il semplice gusto di ascoltarmelo. Mai. Senza alcuna eccezione. 
Ma nel giorno in cui ricorrono 20 anni dalla morte del geniale cantautore genovese quello che a me preme sottolineare, vista l'aria che tira, è che stiamo parlando di una porzione enorme, rilevantissima, del patrimonio artistico della sinistra italiana. Che è una cosa che attiene alla cultura popolare di un paese, ancor più che alla sua politica in chiave partitica. E mi preme farlo ancora di più in un momento in cui è imperante la totale, sonora imbecillità sempliciottona del "non esistono più destra e sinistra". Certo che no, nelle zucche vuote, culturalmente decomposte, intellettualmente liofilizzate di chi con una simile stronzata ci si riempie la bocca non può esservene traccia. Mentre invece, sono desolato per voi, nella realtà si. Esistono eccome. 
Io non so quanto sia viva e rappresentativa la sinistra italiana in questo preciso momento storico in termini politici, partitici e di società civile. Anzi, lo so benissimo ma mi appello ad un po' di quella carità cristiana di cui non sono neppure particolarmente accessoriato e taccio. Ma l'immenso patrimonio artistico, letterario, musicale, cinematografico, in una sola parola culturale, di quell'aria di pensiero è tutto lì: presente, tangibile, verificabile, facilmente consultabile se non per la mole: enorme. Perfettamente scolpito nell'ambito più complessivo del patrimonio culturale di questo paese. E, senza che qualcuno si azzardi ad obbiettare su questo, De Andrè ne è parte. E che parte. 
Chi è di destra frigga pure a fuoco lento nella pochezza, nella povertà, nella inconsistenza della controfferta. E chi è di sinistra visualizzi la meschina rappresentazione odierna di un mondo, quello della cultura della sinistra progressista italiana, di cui ha fatto parte, tra gli altri, un vero e proprio monumento al genio creativo come Fabrizio De Andrè. 
E, in attesa di tempi migliori, si vergogni un po'. Almeno oggi.


Nessun commento:

Posta un commento