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giovedì 3 novembre 2011

SMARCHETTANDO


Di marchette  se ne vedono tante a giro, tutti i giorni. E nonostante si tenti con affanno di nobilitare la pratica  con definizioni altisonanti (escort, cene eleganti, responsabili), sempre di quello trattasi: vendersi, smarchettare, con modalità diverse e diversa merce  di scambio, ma pur sempre marchette. Già parlato  del fatto che, con la severissima crisi dell'editoria e della carta stampata, si giochi un pò al ribasso, si faccia a chi la spara più grossa, si remixi quel poco che basta a suscitare più interesse e curiosità, e vendere quelle quattro copie extra. Ma fra le tante marchette che mi è capitato di vedere in tempi recenti, questa è notevole.
I cacciatori in toscana sono tanti e, sempre in tema di marchette, sarà  per questo che la regione Toscana, a guida centro-sinistra dalla notte dei tempi, ha scodellato fin dove le competenze regionali lo permettessero, leggi fra le più permissive in assoluto in termini di attività venatoria. I politici che si sono succeduti alla guida della nostra bella regione (in genere PD e suoi antenati), per una manciata di voti sicuri, non si privano di pagarli col sangue delle bestie, sti voti. Marchetta, e della specie più sudicia da chi poi dovrebbe essere progressista e ecologista. Il terreno è sdrucciolevole: di lobby trattasi, di una qualche consistenza numerica e con una qualchè facoltà di pressione. Quelli che a ogni occasione dicono di amare e avere a cuore l'ambiente e la natura. Salvo che in genere chi ama qualcosa o qualcuno non lo uccide.  Quelli che non perdono occasione per sottolineare che si pagano tasse per cacciare, mica no. E ci mancherebbe pure: ti appropri di qualcosa che è di tutti, anche mio, e magari te lo vendi e ci guadagni pure, aspetta che ti abboniamo pure la tassa. Anche se i politici marchettari di cui sopra sarebbero capaci pure di quello, se messi all'angolo. Ma non é di questo che si parla quì. Di un pittoresco fenomeno correlato, piuttosto.

Questo quotidiano locale, o comunque uno di quelli che leggiamo anche per la cronaca del posto,
ha indetto questo fantastico concorso per il golden boy della schioppettata, il primatista della
decimazione,  il record-man della strage di creature inermi, che francamente merita che ci soffermassimo un attimo. Cioè, secondo questi, chi si balocca uccidendo, che ammazza per trastullo, chi non trova modo migliore per rilassarsi, svagarsi e immergersi nelle meraviglie delle nostre campagne se non sparando, ferendo, spesso torturando animali, merita pure un premio. Uno di quelli, non tutti certo, che quando nessuno vede e in genere nessuno vede finchè non arriva Striscia la Notizia,  la trappoletta la butta là, un colpetto di uccellagione illegale ce lo schiaccia, che tanto poi io non so stato, lui nemmeno, nessuno sa niente, e tutto a posto madama la marchesa, merita pure di essere insignito.   Ma non ci manca mica pure un po di sense of humor. Certo che no. E in questi ultimi tempi certe testate ne stanno sfoggiando in quantità idustriale, che Boldi e il Bagaglino ci fanno un a sega, un bel premio lo diamo pure alla schiappa più
schiappa, quello che se non gli stai a debita distanza anzichè impallinare che so, un capriolo, rischia di mirarti dritto alle palle. E non che non succeda.
 Wow: che burloni, che spassosa ironia, roba da fare impallidire quelli del Lampoon.
Ora, in Italia è perfettamente legale cacciare e quì in Toscana lo è pure di più. E essendo questo lo stato delle cose, ci limitiamo a prenderne atto e a esprimere il nostro parere (e qui in genere il sense of humor dei cacciatori ci viene un fischiettino meno).  Ma st'immondizia stampata nella foto poco sopra ve la volevamo segnalare, in modo che vi venisse a mente magari la prossima volta che vi avvicinate a un edicola. Perchè a sto marchettone indecoroso di questo quotidiano si può rispondere, si può reagire, e a parer mio si deve. Nel frattempo un premio assolutamente simbolico lo volevamo conferire anche noi, proclamando sta roba  una delle più impresentabili zozzerie mai apparse su carta stampata da anni a questa parte.


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