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mercoledì 11 febbraio 2015

papaveri e pappe

sono sfuggito a San Remo ieri sera in tv (salvo qualche blitz nei break pubblicitari) ma non oggi alla radio, scorrazzando in macchina o durante il rito quotidiano dell'ora suonata di bagno bollente. Mi limito alle donne. Il pop al femminile è ciò in cui mi ritengo maggiormente ferrato non solo per trascorsi professionali ma proprio per predilezione personale, e comunque sono quelle che per coincidenza ho sentito di più.
 Antiche. Antiche. Antiche.
 Antiche di un modo di concepire il pop melodico che non solo non esiste più da anni se non nelle classifiche cilene (se è per questo anche del rap c'è traccia solo nelle classifiche romene, ma noi italiani abbiamo i nostri tempi, diciamo così) ma che nelle rare volte in cui riaffiora qua e la sulla superficie terrestre non si suona più così, non si arrangia più così semplicemente perchè il pop in questa epoca non si intende più così. Roba da far rimpiangere i suonini da video-game delle inconsistenti divette del pop americano.
Non si scampa: o le sorelline povere della Pausini (che antica lo era a sua volta già quando è sbucata fuori tremila anni fa) o le aspiranti sophisticated lady (quella col nome strano e quella orrenda voce metallica che quando canta fa i versi con le dita, ma spiegatele che Mina e Patty Pravo hanno abbondantemente dato già negli anni 60) che però non la scampano da una mediosità che urta i nervi, o l'asfittica sensazione di stare ascoltando una rodata cantante di balera quando va veramente bene (sta Chiara, per esempio: una voce talmente qualsiasi da far sembrare quel piccolo nome proprio singolare femminile uno sfavillante neon di Las Vegas). Non ci sono pervenute altre opzioni.
Sorvolo su una mostruosità di cui non avevo avuto sentore mai prima in vita mia (e andava benone così), sta Fabian non so cosa, antica come solo la pettinatura di Misiani (o come l'esibizione di Madonna ai Grammy).
Non è la singola canzone, non è la singola interpretazione: è un mondo che non c'è più. Che non ha senso. Che è fuori dal tempo. E io ho sempre pensato, già da quando ero poco più che un bebè, che il pop o è agganciato alla sua epoca o è merda inutile. Ahimè, nel caso di quello italiano quasi sempre la seconda che hai detto.
ps: prima che qualcuno mi fracassi i coglioni con commenti che hanno a che fare con gusti e preferenze personali (che rispetto): fatevi un saltino su You Tube ad ascoltarvi, che so, "Io e te da soli" di Mina. Non parlo della voce mostruosa che vabbè, ma di una melodia, di una struttura, di una costruzione armonica che al confronto di ste marmellate è Stockhousen.
E, oops. è del 1970.

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