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venerdì 12 febbraio 2016

Chi fermerà la musica? L'INPS?..

poi però qualcosa me la vado a riguardare. Non voglio neppure sentir parlare di quel mastodonte stanco, sfiatato e fuori dal tempo che è il Festival nel suo insieme, dei cerimoniali caramellosi, dei tempi incubus che ai giorni d'oggi non hanno più ragione di esistere (e che infatti non esistono più in nessun altra grande manifestazione analoga), dei personaggi talmente improbabili se non realmente grotteschi come quel mezzo analfabeta semi-mummificato di Gabriel Garko, uno che veramente non sa ne parlare ne stare zitto (nel vero senso della parola: un disastro totale in entrambe le circostanze) di cui qualcuno prima o poi si premurerà di spiegarcene la necessità (che a me in questo momento sfugge), etc. Ma qualche momento, dicevo, me lo vado a riguardare. Tipo quella fuoriclasse della Raffaele, un vero colosso della comicità italiana (altro che quel capolavoro di sopravvalutazione radical-chic di Crozza), e qualcosa di prettamente musicale. I Pooh, per esempio. Gioia pura. Lungi dall'essere un loro fan (tutt'altro), ho trovato la reunion di ieri sera bella e sensata, e veramente contagiosa da un punto di vista comunicativo. Un Riccardo Fogli (affatto simpatico, e lo dico per esperienza personale), che cazzo se è in grande spolvero, con una voce che bella era e bella (tutto sommato) rimane, e un paio di signore canzoni ("Tanta voglia di lei" e quel capolavoro assoluto di "Noi due nel mondo e nell'anima") snocciolate ad arte, nonostante gli aggiustamenti di tonalità a volte persino imbarazzanti e delle voci che non possono essere quelle di 40 anni fa, ma che tutto sommato tengono botta. Io penso che nessuno dovrebbe fare musica pop a 70 anni (ma questo vale anche per Elton John), ma se proprio questi decidono di continuare a portare a spasso la loro stessa reliquia sui palchi italiani e internazionali perchè comunque ancora esistono dei fans-feticisti disposti a prestare ascolto, beh, quella dei Pooh me s'embrata una riesumazione affatto male. Persino meno lugubre di alcune con le quali si è intasato il già delirante traffico romano nei giorni scorsi.

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