E questo è il senso. Apprendere, confrontarsi innanzitutto con noi stessi, apprendere o migliorare una lingua straniera, conoscere, fare esperienze, studiare, fare scoperte e farne di quotidiane, tutte cose di cui beneficia soprattutto una cosa: l'apertura mentale, la mentalità finalmente meno provinciale e più europea dei nostri ragazzi. Un approccio meno esclusivo e più inclusivo con la società, e cristo se ce n'è bisogno.
Non mi interessa che le povere ragazze fossero italiane e che l'incidente sia successo in Spagna (in quelle condizioni difficili e a quell'ora di notte sarebbe potuto succedere ovunque): si tratta invece di ragazze europee che sono rimaste vittime di un incidente in Europa.
Altro che abolire Erasmus, come suggeriscono quelli che fanno a chi la spara più grossa tanto per aver un'unica specialissima occasione di finire su un trafiletto di giornale o a dire pietose amenità da Barbara d'Urso. Erasmus dovrebbe diventare obbligatorio, come lo è stata la leva coatta (quella si che non serviva a un cazzo), quella che spingeva i ragazzi a rompersi le dita col martello pur di passare tre giorni di convalescenza a casa. Queste invece si sperticavano in richieste affinchè il loro periodo di permanenza in Spagna fosse prolungato almeno di un mese.
Per tredici giovani vite europee spezzate ce ne sono centinaia e centinaia di migliaia migliorate, arricchite, completate. Non posso parlare per loro, ma qualcosa mi dice che le nostre sette sfortunate ragazze direbbero esattamente le stesse cose. E perciò avanti tutta col Progetto Erasmus. Magari senza trasferte ad ore impossibili sotto la pioggia battente.
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