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martedì 10 aprile 2018

proposta indecente

allora cocchi, è solo il mio parere. O-pi-nio-ne, se il concetto non vi rimane troppo difficile. Solo una visione personale. 
 Che non vuol dire che io pontifichi, che faccia la morale o peggio ancora che giudichi, visto l'oceanica vastità del cazzo che me ne frega in genere di quello che fanno gli altri. 
 Io non sono romantico. Non lo sono mai stato. Provo repulsione per ogni manifestazione di romanticismo, devo addirittura cambiare canale quando ne vedo in tv (giuro: quando ci sono delle riprese aeree, quando ci sono serpenti, e quando c'è qualche smanceria romantica), e ovviamente non fa differenza alcuna che si tratti di uomo e donna, uomo e uomo, o cosa. 
 Ma a prescindere da questa già eloquente premessa, trovo che lo strabordamento finale della melensaggine cafona, ovviamente importata da quell'America lì, quella patetica delle reginette del ballo e della torta ai mirtilli per i nuovi vicini di casa, cioè la merda ultra-trash al quadrato, il provincialottismo malato da Jerry Springer Show, siano le proposte di matrimonio con sorpresa, balletti, scenette, recitine da quattro spicci, flash-mob, contorno di pubblico ululante, fotocamere azionate e, orrore finale, l'inginocchiata del pirla (o di uno dei due pirla) di turno. 
Premettendo anche che il concetto di matrimonio è quanto di più sideralmente distante dalla mia indole, che molto terrenamente è quella che mi fa piombare in uno stato catatonico profondo già alla quarta volta che vedo senza mutande la stessa persona, giusto per quantificare a cosa ammonta il mio senso della monogamia, penso però che la mia proposta avrebbe altre modalità. 
Un momento privatissimo. Un attimo in cui piuttosto che quella mezza scemenza dell'amore eterno chiederei e prometterei affetto, fiducia, concretezza, rispetto. E tanto per cominciare non chiedo rispetto inginocchiandomi. Niente inchini ne genuflessioni. Quello è un qualcosa che si chiede e promette ad eguale altezza, guardandosi negli occhi, riservando le inginocchiate ad altri scopi benefici, diciamo così. 
 Sotto il portone prima della buonanotte o faccia a faccia seduti sul bordo del divano dopo un film, o da soli davanti a una quattro stagioni in pizzeria, quando ormai è chiaro che non si sta più improvvisando, navigando a vista, esplorando. Ecco, quello sarebbe il momento. Non coreografie, non sculettamenti, non lacrimoni a comando, non avventori di un Mc Donald sopraffatti da romantico stuporone. 
In due, da soli, in un momento qualsiasi della vita che si è cominciato a percorrere assieme. 
Che si fa, ci si sposa? Per me potrebbe bastare. 
Riservando il circo Barnum a stelle e strisce ad altre occasioni.


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