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martedì 19 aprile 2016

sorry, era domenica. Facevo bricolage.

"Perdonateci. Siete un dono non un peso". 
Queste semplicissime ed eloquentissime parole sono state pronunciate da Papa Francesco mentre era ancora immerso nel bagno di miseria e disperazione che si è voluto (di sicuro non casualmente, conoscendo il tipo) infliggere lo scorso weekend con il suo viaggio a Lesbo, in Grecia. Le riscrivo perchè temo che alcuni si siano distratti, magari con i sacrosanti trastulli domenicali, e non le abbiano potute sentire. O più verosimilmente volute sentire. 
Tipo il nugolo di ayatollah bigottoni fascistoni dei Family Day che quando Papa Francesco fa queste cose (e una di queste cose, il viaggio a Lampedusa, è stata la prima cosa che ha fatto, non casualmente neppure quella volta, temo) come per incantesimo dimenticano le tanto sbandierate radici cristiane che invece puntualmente saltano fuori quando c'è da dare addosso a coloro che vivono in Italia professando una diversa fede religiosa e ancora più puntualmente quando si parla di gay e dintorni, due ossessioni che ormai sfiorano il patologico per una buona fetta di cittadinanza del merdaio di paese arrogante, egoista e indifferente che siamo stati capaci di diventare. 
E prevedendo che ci sarebbe stato il solito imbecille che avrebbe risposto con la solita lallera del "allora prenditene qualcuno a casa tua", lo ha fatto: tre famiglie. Simbolicamente. Ma un simbolo grosso come un macigno sulla coscienza di un'Europa incapace, ignorante e xenofoba che non fiata sugli oltre due milioni di stranieri che ogni anno (già, proprio così: ogni anno) arrivano da altri paesi (filippini, brasiliani, latinoamericani, statunitensi, australiani etc) ma che evidentemente non costituiscono "un'invasione" anche se si impossessano di lavori e case nè più e nè meno come vorrebbero fare i disperati che fuggono dagli orrori che si perpetrano quotidianamente in tanti angoli del mondo, compresi quelli che noi abbiamo la vomitevole propensione a definire "migranti economici" come se fuggire da paesi poverissimi, dove non si può dare un futuro ai figli, dove si è costretti a decenni di servizio militare, dove è letteralmente impossibile curare malattie che per noi sono vere e proprie cazzate e che in quei luoghi fanno stragi fosse un vezzo. 
Come se non l'avessimo fatto noi per primi. Come se i primi "migranti economici" non fossimo stati proprio noi, a milioni, dislocati ovunque nel mondo civile e trattati in modo assai poco civile come bestie, per decenni. E soprattutto, come se fossimo così idioti da non farlo pure noi se ci trovassimo in circostanze analoghe. 
Ma sulle parole "cristiane" di Papa Francesco ci si può distrarre, ci si può concedere un break domenicale di non-cristianità e dedicarsi a un po' di sano e solido bricolage laico. Mentre invece guai a farlo sui diktat politici di porporati ricchi sfondati col vizietto dell'attico con vista panoramica e propensione al magheggio di ogni ordine e grado, che fanno schifo al cazzo solo a guardarli, figuriamoci a sentirli.


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