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mercoledì 7 settembre 2016

storie di ordinaria applicazione della legge di Stato

in barba alla Costituzione che ci vorrebbe tutti portatori degli stessi diritti e degli stessi doveri, la giunta comunale a maggioranza leghista di Finale Emilia emana queste deliziose direttive in base alle quali le unioni civili debbano essere celebrate in stanza non aperta al pubblico, senza fascia tricolore e senza scambio di fedi. I coniugi possono non essere portati al guinzaglio a patto che non si presentino pezomati come sambeiras del Carnevale di Rio al suono di "La notte vola".
Il sindaco si difende parlando di "indicazioni di massima" (io direi di minima) e vogliamo credergli, deducendo che perciò le prossime le ossequierà lui stesso, con fascia tricolore, scambio di fedi e in un luogo aperto agli amici e ai parenti e a chiunque cazzo abbia voglia di assistere ad un cerimoniale che è pubblico per legge dello Stato. Vedremo. 
Prima di abbaiare contro sti poveracci di Lega e medievali dintorni, bene però ricordare che il comune di Piacenza, a guida PD, non ha concesso l'uso dei locali del Municipio bensì quelli romanticissimi dell'ufficio dell'anagrafe. Giusto perchè gli scantinati erano un po ingombri degli scatoloni della carta da stampante, sennò toccavano quelli. Probabilmente. 
Sin qui la politica. Poi per fortuna c'è l'Italia vera, cioè quella che a Spinea (Veneto) ha visto l'intera popolazione salutare l'unione di Gino e Lorenzo che si amano dal 1975 e che sono stati uniti da un assessore con fascia tricolore, che dopo lo scambio delle fedi ha detto "questo è un momento di libertà, di uguaglianza e amore".
Punto.


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