Anni e anni a tramare per la libertà nella gelida penombra catacombale di vecchi manieri abbandonati (Villa Certosa, Palazzo Grazioli, nomi che da soli fanno accapponare la pelle), costretti a una resistenza anonima e incappucciata che sa di riunioni lugubri e clandestine, senza neppure il conforto di una presenza femminile a preparare una tazza di minestra calda per scaldare il corpo e l'anima, eccezion fatta per la sola, impavida e ormai leggendaria Dama Bianca Federica Gagliardi costretta a stipare nella sua piccola e logora borsetta di salamadra delle Ande chili e chili di quei pochi, indispensabili beni di sostentamento che fosse possibile racimolare qua e là (soprattutto là: Venezuela, Colombia e dintorni..) sorretti ormai dal solo, consolatorio ma ahimè insufficiente supporto morale dei grandi alfieri dello spirito democratico nel mondo, i Gheddafi, i Putin, i Topolanek (un nome un programma), e circondati dal gelido sarcasmo dei burocrati europei che, ormai completamente asserviti allo strapotere dei feroci autocrati romani, non si sono di certo sottratti a una strategia complottista sfacciata e sotto gli occhi di tutti, atta a cacciare ancor più nell'isolamento assoluto i nostri eroi votati al martirio: Berlusconi, Dell'Utri, Scaiola, Previti lo stesso Matacena, e chissà quanti altri.
Ciò nonostante, quello che più mi ha devastato dell'intervista di cui sopra, è stato il toccante momento in cui il bell'Amedeo accenna commosso e con gli occhi che trasudano strazio sincero alla compagna di una vita e di mille battaglie Chiara Rizzo nome in codice Lady Champagne, che la spietata polizia di regime è andata a stanare nel suo miserevole esilio montecarlino, sola, impaurita, probabilmente affamata e senza neppure una fetecchia di coppa di Crystal del 72, che ora rischia a sua volta di finire al gabbio, che come cazzo ce l'abbino il tacco dodici all'uniforme celestina di Regina Coeli che senza uno straccio di solarium sbatte che non sai cosa?
Ma davvero fate?
nelle immagini il drammatico tentativo di Chiara Rizzo di sottrarsi
al braccaggio della polizia di regime.
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