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domenica 25 maggio 2014

one country.

Avevo appena finito la quinta elementare quando mi innamorai perdutamente del pop inglese: i T:Rex, i Roxy Music, David Bowie, gli Sweet. Mi resi conto allora che la mia musica era quella, non Antonello Venditti, e la notte con la radiolina sotto le coperte ascoltavo Radio Luxemburg.
E sempre già da allora amavo molto il cinema tedesco, olandese, francese. Quando il mondo era un po' meno assoggettato allo strapotere dei blockbuster americani era più facile vedere quei film nelle sale cinematografiche anche qui, in un piccolo centro della Maremma. E io li andavo a vedere.
La prima volta che ho visto Parigi mi sono sentito a casa, e ricordo che mentre a Londra lavoravo e a Radio One suonavano l'inno scozzese dei mondiali mi commuovevo, anche se poi per fortuna vinse l'Italia.
Come indole mi sento un po' distante dai danesi ma non non va troppo diversamente con i piemontesi, per esempio. In realtà, pur amando le mie radici e come potrebbe essere altrimenti, mi sono sempre sentito europeo, ho sempre amato alla follia l'idea che ovunque mi trovassi in Europa avrei comunque potuto lavorare, divertirmi, poter usufruire di uno studio medico per una bronchite o fare un salto a Berna per il compleanno del mio "fidanzatino" e rientrare alla base il giorno dopo senza problemi di visti, permessi e gheghe varie. Mi sento europeo culturalmente. E intendo restarlo.
Non intendo permettere a questa cosa brutta che è l'Europa delle banche e dei burocrati di farmi cambiare idea. E non permetterò agli ottusi, agli ignoranti, ai trogloditi di ogni grado e latitudine che è meglio appestare
questo continente di confini, dogane, paletti, limiti e restrizioni e che ognuno debba rimanere a zappare l'orticello di casa sua. Che è importante, sia chiaro, st'orticello. Ma mai come la straordinaria sensazione di appartenere ad un continente che da secoli è arte, cultura, civiltà. Per questo io oggi voto. E per questo io spero che da lunedì in quel parlamento siedano persone migliori di quelle che sono quasi riuscite a farcelo detestare il concetto di Europa. E se non dovesse andare esattamente così, pazienza. Ci riproviamo la prossima volta.
 Orticello? No, thanks.




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