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venerdì 6 giugno 2014

ma scusa de che?

Ste scuse che secondo Marco Travaglio dovremmo porgere a Beppe Grillo per il sudiciumaio del Mose mi lasciano un pò perplesso. Con tutta franchezza mi sfugge il perchè. Avere una classe dirigente infestata di malviventi è motivo sufficiente per far le riverenze a sti scappati di casa che zompettano beati da una gaffe all'altra, da una boiata all'altra? E chi l'ha stabilito che gli unici a non avere le "mani in pasta" in questo merdaio ormai quotidiano sono loro? Io ho sempre votato per gente onestissima che non è mai stata neppure lontanamente sfiorata da tutto questo lerciume. E di sicuro non ho votato Grillo. E allora perchè ste scuse a Beppe Grillo e solo a lui? Siamo sicuri che sia sufficiente non essere dei mezzi malavitosi per esser sufficientemente titolati a  guidare un paese colplesso come l'Italia, specie in un momento come questo? Credo proprio di no: a volte, specie dopo averli sentiti parlare, l'impressione che ho è ad alcuni di questi io non farei amministrare nemmeno il fan club di Mietta, altro che il mio paese.
Che il Fatto Quotidiano, in calo vertiginoso di vendite e lettori dopo l'abbuffata anti-berlusconiana decida paraculamente di diventare l'organo ufficiale di partito di questi qua lo posso pure capire. Ma trovo un po' sospetto che a Travaglio sia sfuggito che sono MOLTI i personaggi della scena politica italiana che sono fuori dal merdaio e che per giunta e grazie al cielo non si sognano neppure lontanamente di inciuciare con quell'altro fenomeno da baraccone di Farage, vista la precisione scentifica a cui Travaglio puntualmente ricorre nei suoi sermoni. Credo perciò che non ci sia da chiedere scusa proprio a un cazzo di nessuno. Men che mai ai compagni di combriccola di Rocco Casalino.

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