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martedì 17 giugno 2014

Yara Gambirasio: un'indagine da manuale

Diciamoci la verità. L'abilità investigativa non è il nostro fiore all'occhiello. Sono tantissimi (un pò troppi) i crimini rimasti insoluti, o approdati in aula per processi che definire indiziari è un eufemismo e i cui verdetti poi, quali che siano, è inevitabile che risultino non esattamente scevri da "ogni ragionevole dubbio".
 A volte purtroppo prevale la faciloneria (li abbiamo sentiti al telefono etichettare le disperate richieste del padre di una ragazza scomparsa come lagne di un "rompicoglioni", che quella "troia" chissà dov'è a farsi i cazzi suoi) già dall'approcciare una scena del crimine con la grazia di un elefante in una cristalleria.
A partire da quello psico-dramma farsesco che è stata l'intera vicenda del "mostro di Firenze" passando per vere e proprie pagliacciate di indagini come quelle per la povera Elisa Claps (povera per come è stata trattata, non per usare l'espressione un po' vetusta con cui in genere ci si riferisce ai morti) sino a tutto il credito che si è dato alle deliranti argomentazioni del marito della bella e sfortunata Roberta Ragusa (e sono solo i primi tre esempi che mi vengono in mente) che sarà pure innocente fino a prova contraria ma che di stronzate ne ha sparate a palate, specie nella parte iniziale della vicenda e cioè quella importantissima per lo svolgimento delle indagini, cazzate a cui si è dato sin troppo credito, errore di un'ingenuità madornale poi parzialmente risarcito da un rutilante spiegamento di forze senza precedenti.
E naturalmente stendendo un velo pietoso (ma anche no) su decenni di indagini infarcite di depistaggi, omertà e corruzione: Emanuela Orlandi, Ustica, gli anni di piombo, le stragi di mafia e non, e si potrebbe andare avanti sino a domattina.
Certo, il suo bel perchè ce lo hanno alcuni ingranaggi non esattamente oliatissimi dal punto di vista legislativo e burocratico (in questo non ci facciamo mancare assolutamente niente in qualsivoglia settore, figuriamoci quello complessissimo della giustizia e dei mezzi per perseguirla), tipo che se mi sparisce una bicicletta tu raccogli la mia denuncia istantaneamente, ma se mi sparisce la moglie no, perchè è maggiorenne e vaccinata e, vuoi mai sapere, magari è scappata col ganzo giamaicano, e chiamala scema. Anche se tutto, ma proprio tutto, ma che dico tutto, tuttissimo, fa pensare che c'è qualcosa che, girala come ti pare, non va.
Ma nella maggior parte dei casi, essendo la giustizia un gigantesco meccanismo composto pur sempre da esseri umani, trattasi assai più banalmente di cappelle. Di svarioni. Di minchiate. Di incapacità e inadeguatezza, o del ricoprire questo o quel ruolo in ambito di sicurezza e ordine pubblico per grazia ricevuta o per fare un favore ad amici degli amici a cui si può mica dire di no.
Ma stavolta no. Nel caso della piccola Yara Gambirasio un paio di intuizioni hanno rasentato il genio investigativo. E la determinazione, la caparbietà sono tante e tali da risultare da manuale nei trattati internazionali di criminologia moderna. L'isolamento del cromosoma Y, ad esempio.
E ancora: quanti di noi, sotto l'ombrellone a gustarsi un bel giallo nei giorni di meritata vacanza, arrivati al punto in cui si parla di uno screening di massa del DNA di oltre 18.000 soggetti  (a partire dall'intero bacino di utenza di una popolosissima discoteca) non avrebbero pensato: ma che grandissima cazzata.. Quanti? Probabilmente molti.
E invece no. Tutto vero, ladies and gentlemen. Avanti tutta come un panzer contro ogni ragionevole evidenza. Perchè l'aderenza di un DNA con delle minuscole macchie di sangue rinvenute sulle mutandine della ragazza a un certo punto salta fuori come un vero e proprio ago dal pagliaio. Peccato che la suddetta aderenza riguardi un signore non più in vita, e che non combaci assolutamente col profilo genetico dei parenti più prossimi del trapassato, figli compresi. E allora cosa si fa: ci si incaponisce a rischio concreto di farsi ridere dietro dal mondo intero e dilapidare un patrimonio di fondi pubblici per sta roba che rasenta la fantascienza bio-ingegneristica? Si.
E si opta per l'ipotesi che qua, nascosto da qualche parte, debba esserci il figlio illegittimo. Anzi, due. Due gemelli. E naturalmente una famiglia del tutto ignara di aver allevato, tra gli altri, uno spietato assassino sadico e mezzo pedofilo. Una roba che nemmeno la fervida immaginazione degli script.writers di Criminal Minds.
E invece tutto vero: ogni singola contorsione genalogico-genetica. Oltre ogni apparente razionalità.
E perciò stavolta bravi. Bravi a tutti. Dal primo all'ultimo tra tutti i coinvolti in questa triste, tristissima vicenda nel suo aspetto scientifico-investigativo.
Nulla da esultare, sia chiaro, vista la tragicità degli eventi.
Un gran colpo, però. Un risultato da manuale. Frutto, stavolta si, dell'eccellenza italiana. O magari, senza avventurarsi in troppe imprudenti generalizzazioni, di qualche eccellenza italiana.

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