E perciò una mattina la bella addormentata telecomandata Virginea si sveglia e, oibo', si trova improvvisamente circondata dal degrado che consisterebbe non nel sudiciume da periferia di Nuova Delhi, nella corruzione e nell'inefficienza, e nell'immobilismo fatato nel quale la nostra bella capitale è impantanata senza che lei riesca a muovere un solo cazzo di dito, bensi dagli zingari e dagli immigrati.
Che evidentemente devono essere arrivati tutti durante l'afoso weekend della batosta elettorale.
Ora, nessuno qui è così maligno da pensare che abbia ricevuto una telefonatina dai vertici aziendali che le hanno ricordato che raspare il fondo del barile della Lega, e magari scavare pure un po, dopo sta legnata epocale può avere il suo bel perché. Sia mai.
Anche se in effetti questa cantilena a orologeria accompagnata dal coretto dell'Antoniano dei Di Maio prontamente unitisi al mantra, qualche sospetto lo farebbe sorgere.
Ah, signora mia, altro che trasporti e sanità da terzo mondo: zingari e negri funzionano sempre. Vanno via come il pane.
Che incubo di squallore.
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